Campanile di Soleto di Ettore Bernich 1902 (Parte 3)

Guglia di Soleto Stampa inizio '900
Guglia di Soleto inizio ‘900

Parte terza

Chi è l’autore di si importante opera d’arte? Secondo la tradizione raccolta dagli scrittori locali sarebbe un tal Francesco Colaci nato a Surbo [7] piccola terra del circondario di Lecce. Un ignoto il cui nome non appare in nessun altro lavoro, almeno che io sappia. Ma il nome, che per altro non è attestato da nessun documento, poco importa: l’opera è là e rivela che chi la fece era un artista di prim’ordine. Dovette appartenere a quell’eletta schiera d’artefici che operarono per tanti anni nella chiesa di S. Caterina in Galatina, dove l’architettura si armonizza colle decorazioni pittoriche, in modo da far supporre uscite dalla stessa mente direttiva l’una e le altre. Fu S. Caterina per essi una palestra, dove potettero esplicare e misurare il grado della loro attività artistica. La torre di Soleto è l’opera certo di un discepolo di questa valorosa scuola, ispirata probabilmente da Francesco d’Arezzo, l’autore dei freschi di Galatina.

La torre campanaria di S. Antonio di Soleto non venne nell’interno mai terminata, né vi ho trovato indizio che vi fosse mai state poste le campane. La scala che doveva essere a chiocciola venne soltanto principiata; ne ho potuto vedere le vestigia calandomi nell’interno. Quest’abbandono ha dato motivo al popolino di fantasticarvi sopra le più strane leggende. Nientedimeno che la scala c’era ma fu distrutta in una notte tenebrosa dal demonio: il quale impedì sempre che il campanile venisse terminato. Pare che il demonio vi sia riuscito; poiché l’edificio da circa cinque secoli non è stato mai adibito all’uso pel quale venne costrutto. In verità, l’opera della torre dovette restare sospesa per la morte di Gian Antonio Orsini, spento, come pare, da una congiura orditagli dal Re Ferrante [8].

L’odio che ispirava questo potente signore, incurante dei grandi mali che per la sua smodata ambizione attirava sul vasto suo principato, colpì anche l’opera che gli fece elevare forse per sentimento religioso, più probabilmente per legare il suo nome ad un grandioso monumento. La gioia con cui i vassalli accolsero la sua morte fu pari all’esecrazione verso la sua memoria. Nacque allora la leggenda diabolica, che è sopravvissuta nel popolo al nome del Principe di Taranto che nessuno ora indica a proposito della torre di Soleto.

Guglia di Soleto. Particolare del finestrone con bifore. Foto Barbieri fine '800.
Guglia di Soleto. Particolare del finestrone con bifore. Foto Barbieri fine ‘800.

Questa leggenda dovette trattenere anche i suoi eredi dal completarne la costruzione. La contea di Soleto avrebbe dovuto passare alla nipote Donata Orsini, figlia di Gabriele Conte di Ruvo e Principe di Venosa che sposò Pirro del Balzo. Molti anni dopo, alla discesa nel regno di Carlo VIII, si presentò a reclamarla la figliola di costei Isotta del Balzo marchesa del Vasto [9].

La torre di Soleto fu scossa più volte dai terremoti, e colpita dai fulmini, che anche ultimamente ne disgregarono le forti muraglie. Le fenditure originatesi permettono di ammirare la magistrale costruzione tutta a parallelepipedi posti in chiave, e murati senza riempitura di sorta. La finestra ad occidente nella terza zona è la più danneggiata: le fenditure sono tali che io vi potei immettere la mano. Aggiungi a tutto questo il lavorio lento e fatale delle erbe parassite, che in più parti hanno invaso l’edificio, sconnettendo le pietre. Il suo deperimento desta ora grave preoccupazione. Ne fu avvertito a suo tempo il Ministero della P. I. e gli architetti inviati per visitare il monumento ne dichiararono urgente il rafforzamento. Ma chi ha diretto interesse per la sua conservazione è il Comune di Soelto, e la Provincia di Lecce, che finora non se ne diedero per intesi, Si vorrebbe addossare tutta la spesa al Governo, il che non è giusto. Al Ministero corre certo l’obbligo di far compilare il progetto d’arte e di vegliare che sia eseguito esattamente; ma i fondi debbono essere forniti dai maggiori interessati.

Un gioiello d’arte come questo non dovrebbe per poche centinaia di lire esser lasciato nell’abbandono in cui giace, da coloro che sono obbligati alla sua conservazione.

[7] De Giorgi, op. cit., pag. 175.

[8] Cfr. L. Pepe, Storia della città di Ostuni del 1463 al 1639, Trani, Vecchi, 1897, cap. I; E. Nunziante, I primi anni di Ferdinando d’Aragona, Napoli, Giannini, 1898, p. 784.

[9] Questo si rileva da un doc. del registro dell’Esecutoriale, che è stato riassunto dal Mastroianni in Arch. Stor. Nap., fasc, IV, vol. XX. Questi crede che Isotta sia stata moglie di Giovan Antonio Orsini, il che non risulta né dal documento citato, né da altre fonti.

Link

Campanile di Soleto di Ettore Bernich 1902 – Parte 1

Campanile di Soleto di Ettore Bernich 1902 – Parte 2

Campanile di Soleto di Ettore Bernich 1902 – Parte 4

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