Soleto e il suo convento nella Cronica di P. Bonaventura (a.D.1724) – Parte 1

a.D. 1724

Cronica de’ Minori Osservanti Riformati della provincia di S. Nicolo’ Parte seconda.

Dove si descrivono i Conventi, che attoalmente possedono; colle notizie di quelle Città, e Ville, dove furono fabbricati.

Composta dal R. P. Bonavaentura da Lama Lettore, Predicatore Emerito, ed ExDiffinitore della medema Provincia.

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di padre Bonaventura Quarta da Lama (1650 – 1739)

 

Del XIV Convento ottenuto Da’ riformati e fu quello della Terra di Soleto. L’anno 1602.

Tra l’altre Città fabbricate da Lizzio Idomeneo, nell’arrivo, che fece nel noftro Salento, o pure da’ Greci, venuti qua dall’Ifola di Candia, doppo la Guerra Trojana, gli anni del Mondo 2786, una fu quefta; che per ciò fu detta ne’ primi tempi: Sallenzia, ed appreffo per la Nobiltà, e ricchezza degli Abitanti, che arrivarono al numero di 14 mila, fi difse: Soleto, pigliando per Imprefa, come Città Illuftriffima, il Sole. Così chiamavafi ne’ tempi di Plinìo, piangendola defolata; forfe da quel tempo, che fi ribellò dall’Umana Potenza, nell’arrivo di Pirro, diftrutta infieme coll’altre Città collegate cō Taranto, come fcrive Pietro Razzano.

La lingua Greca, che vi lafciò il Fondatore, quella ha mantenuta sì Gentile, come Criftiana, fino al tempo di oggi; e fe alcune Città, come Gallipoli, ed altre avevano il Vefcovo, una olta Greco, e l’altra Latino, Quefta l’ebbe fempre Greco, introdotto da quelli tempi, che regnavano gl’Imperadori d’Oriente; circa gli anni 799, e lo creava il Padriarca, che tenva la Sede in Bizanzio, fin dall’anno 600 di Crifto, giufta il racconto Iftorico del Torfellino, come poi abbia mancato, fon diverfe opinioni. Dicono alcuni effere ftato ammazzato da’ Compdrioti, e pafsati cento anni fenza far la richiefta, rimafe la Chiefa Vedova del fuo Paftore. Altri, fvenato da’ Saraceni, o nel primo, o nel fecondo arrivo, che fecero nella Japigia, avendo diftrutte diverfe Città, e tra quefte, Soleto; e volendofi opponere all’empito di quelle furie, come Capo della Chiefa per difenfarla, li foffe da quefti con molti del Clero, e della città, tolta la Vita.

Dicono altri, ch’avendo il Vefcovo abbracciato i peffimi dogmi di Fozio, come foggetta la Chiefa a qefto Padriarca di Coftantinopoli, circa gli anni 886, colla nuova elezzione di Ottone il Grande all’Imperio, gli anni 970, furno tutti gli Greci aderenti all’opinione di Fozio, mandati via dal Salento; e benche introdotti nel 979 da Bafilio, e Coftantino, non accettò il Vefcovo il ritorno; forfe prevedendo la rovina far dovevano i Mori, che poco doppo la defolarono, ftimando più della Dignità Vefcovale, la proprio Vita.

Dicono altri appoggiati a quanto diceva un Vefcovo Greco, nel pafsaggio faceva per Roma, trattenutifi qualche anno in Galatina, che il Vefcovo di Soleto ftà già notato nell’Archivio del Padriarca in Bisanzio, ma fu la mancanza, per la mancanza a non provedere fubito doppo la Morte, la Chiefa. Tardava il Padriarca a far la provifta del Vefcovo, col folo fine di efiggere lui medemo l’entrate; e fuccedendo fra quefto tempo l’invafione de’ Mori, niuno ardiva, benche al fine provifta, venire in una Chiefa afsffinata da’ Barbari.

Quefta relazione non difcorda dal vero; e chi sa i danni apportati da quefti nemici di Dio al noftro Salento, è coftretto approvarla. Così rimafe la bella, e grande Città fenza il fuo Vefcovo; e non effendo ftato niuno, ch’ aveffe fatta la fupplica, almeno foffe Latino, non potendofi avere il Vefcovo Greco, per ciò rimafe il gregge fenza il Paftore. Non mancavano però Sacerdoti del Rito greco, conofciuti molti nella mia gioventù, né altri doppo la loro morte confagrati, vivono oggi tutti col Rito latino, benche non mai lafciata, come altri luoghi han fatto, la lingua Greca.

L’ultima, e finale defolazione la fece Guglielmo il Malo, che doppo aver diftrutte molte Città del Regno, nella noftra Japigia sfogò tutta la rabbia; e d’allora è rimafta conforme oggi fi vede; fottopofta alla Metropolitana di Otranto, e nel Temporale a più Titolati, come fu Raimondo del Balzo col titol di Conte; alzato quel magnifico Campanile, conforme lo dimoftrano l’Imprefe de’ Balzi ivi intagliate.

Da tante diftruzzioni, ritiratifi alcuni in un luogo poco lontano dalla Città, fabbricarono Sollino, che vuol dire picciol Soleto, del medemo Aere, e colla medefima Imprefa, oggi detto Zollino; fenza dir altri fuggiti in diverfi luoghi, Nardò, Galatina, e dove meglio trovavano ficurtà. L’Aria di quefta Città è perfettiffima, perche fitoata fu ‘l faffo vivo; abbondante di acque, perche abbondante il campo il Bolo Armeno; e precipitandofi l’acque piovane in quelle miniere, le rendono dolci, e fottili, più d’ogn’altra acqua, che forge nelle pianure ameniffise del Salento. Così è l’acqua, che oggi fi cava, prima dentro, ma oggi fuora del luogo, detta di Paparofso, nome del Padrone della miniera.

Confrome l’Aria è fottile, così fono gl’Ingegni in ogni facoltà così Scolaftica, come morale, Juris prudenza, e Medicina, portati i loro nomi per l’eminenza del fapere in bocca alla fama. Sono ftati tra noi Lettori Emeriti, e Predicatori afsai celebri, come fu il P. Angelico, commēdato da me nella prima Parte di quefta Cronica, Diffinitore, e Provinciale. Nel Clero, oltre i molti Teologi, e Predicatori vi fu Antonio Arcudi Arciprete, creato Vefcovo di Nufco, e poi d’Andria, poco a riguardo del merito e molto fapere, ed in particolare di lingua greca, Maeftro de’ Nipoti d’Urbano VIII, d’ordine di cui riformò l’Ufficio de Greci, ridotto in metodo più facile, e breve, conforme fi legge in una prefazione del medefimo Antonio al fudetto Pontefice, pofta nel Principio del Breviario de Greci.

(Fine prima parte)

Leggi seconda parte: Matteo Tafuri nella Cronica di P. Bonaventura (a.D.1724) – Parte 2


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