Soleto Sallentia sulle origini del suo antichissimo nome – parte 1

dal Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli

di Lorenzo Giustiniani (1805)

(Parte prima)

SOLETO o SOLITO (1) in provincia di Otranto, e in Diocesi della città di Otranto istessa, dalla quale è distante miglia 16 in circa, 12 da Lecce, ed 8 da Sanpietro in Galatina. Questa terra è molto rispettabile, non solo per la sua rimota antichità, essendo nata nel seno della Magna Grecia, o forse anche dalle colonie tirreniche (2), che per esser dipoi divenuta capo di una floridissima regione, cioè de’ Salentini.

Non v’ha dubbio niuno, che leggendosi presso Stefano Bizantino: Sallentia, polij Messapiwn, to eϑnon, Sallentinoj [Sallentia, polis Messapion, to ethnon, Sallentinos](3), Sallentia Urbs Messapiorum, gentile Sallentinus, potersi senza taccia di temerirà affermare, che questa Sallentia [Sallentia] di esso Stefano, o Salentia [Salentia], che pur scriveasi senza il raddoppiamenta o della liquida, secondo il dottissimo Cristofaro Cellario (4), sia appunto la presente Soleto. A sostenere però per suo decoro questa mia asserzione, convien dapprima indagarne il sito, per indi dedurre, se fosse la medesima surta sulle rovine di essa Salentia, che Stefano chiama città della Messapia, e bisogna ricercare il sito di quellìantica città in quella parte della regione stessa, che attaccava co’Salentini, i quali da essa citàà sortirono poi la loro denominazione.

Se gli antichi scrittori greci e latini ci avessero data la pena d’indicarci con qualche precisione il sito delle nostre antiche città, il che non fecero, per fare servire la materia all’eloquenza, non obbligherebbero in oggi i coltivatori dell’antiquaria di mettere a tortura il lor cervello per rinvenirlo, e talvolta col rischio benanche di andare a voto le loro dimostrazioni e congetture pel discovrimento di qualche monumento. Sulla scorta di quai lumi dunque potrà affermarsi di essere stata Sallentia [Sallentia] nel luogo di Soleto?

L’erudissimo Gaʃpare Papatodero (5), il quale con molte giudiziose riflessioni seppe additarci l’ampiezza della Japigia, della Messapia, e della Calabria, attaccando con molta urbanità scrittori gravissimi, e d’abbracciarsi i suoi sentimenti, dandoci egli un’idea dell’antica divisione della provincia Idrontina, ci mette in istato di affermar francamente, che dove oggi è Soleto, fosse stata l’antica Sallentia, scrivendo così nella sua opera: Figuratevi di delineare un triangolo, la di cui base sia nell’istimo della penisola, il quale corre da Brindisi a Taranto, e ‘l vertice sia nel promontoria di Leuca. Quindi se questo triangolo cel figuriamo tagliato da una linea paralella alla base, e che tirata sia dal golfo di Taranto per Soleto fino al Mare Adriatico; distingueremo bene le due parti dell’antica e primiera divisione della provincia Idrontina,. Perciocchè la parte compresa dal promontorio sino a Soleto ci comprenderebbe gli antichi Salentini; il restante della penisola compreso tra la base del triangolo, e la linea tirata parallela alla base ci raffigurarebbe la Messapia. E’ vero, che secondo Strabone (6) la voce Messapia fu presa in senso molto ampio, e talvolta sino ad intendersi la provincia d’Otranto, fcrivendo il sullodato geografo, che quella parte di paese, che navigando si circonda da Taranto a Brindisi . . . . fa l’istimo della suddetta penisola, la quale da molti era ordinariamente chiamata Messapia, Iapigia, Calabria, e Salentina. Nulladimeno sapendosi, che Messapia era una parte della Iapigia a dire dello stesso Stefano Bizantino (7), e da un passo di Tucidide (8) sembrano, che avesse ripupotata la Iapigia nome generale, e parte la Messapia; quindi è che dovette comprendere quella parte appunto, che divisò assai bene il testè citato Papatodero.

Fissato così il proprio sito della Messapia, più facil cosa riesce ora determinare l’altro de’ Salentini. Tutti gli scrittori si avvisano, che questi abitarono presso il promontorio Iapigio, perché trovasi benanche chiamato Salentino, avendolo pure chiaramente accennato Strabone (9), quando scrive, che nella di lui estremità gravi fanum Minervae, et Veretum, et Leuca; avvisandosi pure assai bene il nostro Ch. Mazzocchi: ultima loca peninsulae Salentinos tenuisse ex eo constare arbitror, quod promontorium Iapygium, qui ultimus peninʃulae angulus, etiam Salentinum promontorium vocatum fuerit. Salentinis autem continentes fuere Messapii ad isthmum (10). Quindi è che la città di Salentia, che diede nome a’ Salentini esser dovette per necessità ne’ confini della Messapia, che attaccava co’ detti popoli verso l’ultima parte dell’istmo. E da Soleto in fuori non saprebbesi certamente trovare un’altra antica città, a cui convenisse quel sito.

Ma a confermare vieppiù una tal congettura, vien anche in ajuto il suo nome. Ed in fatti quella, che in oggi volgarmente è chiamata Soleto, ne’ tempi a noi meno vicini veniva appellata con altri nomi, che più avvicinavansi alla Sallentia di Stefano. Il Ch. Filippo Cluverio (la di cui opera fu pubblicata nel 1610. (11) e morto poi l’autore in Leyden nel 1623 di anni 43 giusta l’avviso del Moreri (art. Cluvier) ci assicura, che incolae Messapiae Graeci dictum locum non Soleto, sed Salanto etiam nunc vocant (12), soggiugnendo, che serbavano le antiche monete, in quibus nome Salantinwn, id est Salantinorum perfcriptum est, le quali monete del Cluverio furono prima pubblicate dal Goltzio (13), e dal Mayero (4), e poi riprodotte dall’Arduino (5), dal Mazzocchi (6), e da più altri eruditi uomini. Se volessimo prestar credenza all’Ab. Amaduzzi per alcune altre monete, ch’ egli pigliò a prestanza dal suddetto Arduino, e dal Paruta (17), ed inserì ne’ comenti sulle novelle aneddote di Teodoʃio il giovine, e di Valentiniano (18), dovrebbe anche dirsi, che Solonto si fosse pur chiamata la nostra Soleto, avvegnacché Solontinwn si legge nelle medesime; ma facil cofa è il credere, che il sullodato Amaduzzi, avesse confusa la nostra Soleto della Iapigia con altra città della Sicilia, o preso da illusione ottica, spesso ad incapparvi gli antiquarj nel leggere ciò, che realmente non vi è nelle monete, ed antiche iscrizioni, avesse così quelle intepretate. Nella fine del secolo XVI questa terra era chiamata Solento; e ne abbiamo l’autorità dell’ ab. Antonio Arcudi suo cittadino, e tra gli arcipreti della sua chiesa l’ultimo di rito greco, ed il primo di rito latino, così scrivendo in una sua lettera greco-latina al Pontefice Clemente VIII del dì 8 giugno del 1598. Nella greca si sottoscrive così: Antwnoj o thj Swlente Arcipresbuteroj, e nella latina: Antonius Arcudius Archipresbyter Soleti; ed è da notarsi, che il nome di Solento fu riconosciuto bencanche da Iʃacco Voʃʃio, come da qui a poco si ravviserà. L’erudito Antonio de Ferrariis, detto dalla sua padria il Galateo, nel suo trattato de Situ Iapygiae, che compose verso il 1510 scrisse però Soletum, e non già Salentum, o Sulentum, che altri dicesse (19), come anche nella Lettera a Luigi Palatino, che va soggiunta a quel trattato (20), e così in tutte le altre susseguenti edizioni leggiamo (21). Finalmente il geografo di Ravenna, che forse fiorì nel secolo X chiamò la nostra Soleto col nome di Salentium, che molto si avvicina alla Salentia del più volte citato Stefano.

Or da questi varj nomi di Salento, Solento, Salento, e Salentio, colli quali è stata in diversi tempi appellata questa terra del nostro Regno, cosa mai se ne avrà a dedurre? Sentasi in grazia, come ne scrive il suddivisato Vossio (22) nelle annotazioni a Pomponio Mela: Si recte locutus sit dicendum de agro Salentinoite proprie dicto (in quo Salentum, vel Sallentia oppidum fuit) capienda esse haec Pomponii verba. Alii hoc oppidum Soletum, vel Solentum (ed avrebbe potuto aggiugnere Salantum, e Salentium), ʃed usu procul dubio depravatum a Salentum. Stephano grammatico est Sallentia, forma prorsus romana (23). Nè fu solo Vossio ad opinare così, cioè, che la Salentia di Stefano diversa non fosse dall’odierna nostra Soleto. Fu pure opinione dell’erudito P. Arduino (24), scrivendo: Soletum, quae, et Salentia, nunc quoque Solito ʃupra ydruntem di Luca Olstenio (25) avvisando: Salanton, idem quod aliis Sallentia, Plinio Soletum; di Filippo Cluvesio (26), che ancora scrise: caeteum praediƐtum oppidum (Soleto) dicitur Stephano Sallentia, atque hinc est, quod etiam nunc incolar Messapiae Graeci dictus locum non Soleto, ʃed Salanto, vocant; e similmente di Criʃtoforo Cellario (27) del suddetto Papatodero (28), del Mazzocchi (29), e di più altri dotti ed eruditi uomini, i quali affermano effere comune credenza, che l’odierna Soleto fosse succeduta all’antichissima Sallentia di Stefano Bizantino.

Dalle fin qui accennate cose potrà ciascuno congetturare qual ebbe ad effere lo ftato di Soleto ne’ vecchi tempi, alzando ella il capo sopra buona parte delle città della Japigia, e per effere stata la dominante de’ Salentini, i quali dalla medesima presero il loro nome, e ben sanno gli eruditi qual foffe stata pure la loro antichità. Si vuole, ch’essi ai tempi della guerra Trojana abitaffero già una regione della Japigia, e quella propriamente, che da Soleto, lor capitale, si estendea sino al promontorio Iapigio, detto ancor Salentino; quindi Virgilio (30).

Et Salentinos obsedit milite eampos

Lycetius Idomeneus . . .

Il Cluverio allorchè scrive di Soleto soggiugne: antiquitas hujus loci atque celebritas inde adpaaret, quod Salentini populi inde antiquiʃʃimis temporibus ante Trojanum bellim longe lateque a Siculo frete ad Dauniorum uʃque fines diԐti ʃint Strabone (31) riferisce la tradizione, che vi era di affere ftati una colonia di Cretesi: Salentini Cretesium fuʃʃe coloniam memoriae proditum eʃt. Il nostro Mazzocchi (32) fi sforza di ritrovare nelle lingue orientali una qualche etimologia di Sallentia, e di Salentini.

(Continua)

Leggi parte seconda

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  1. Questo articolo fu stampato da me nel Giornale Letterario di Nap. Vol. 58. pag. 75 con lettera dedicatoria al ch. Cavalier D. Michele Arditi nel 1796, e per dare un saggio del mio Dizionario. Ora nel riprodurlo vi ho fatto delle aggiuzioni, e correzioni.
  2. Vedete il Ch. Simmaco Alessio Mazzocchi nelle fue Tab. Heracl. Pag. 543. not 109
  3. Stefano de Urbibus, pag. 658. ed.Lugdunt Batavorum 1694.
  4. Cellario Geograph. Antiq. Tom. I. pag. 719. Mazzocchi loc. cic. pag.542. Not. (108).
  5. Papatodere della fortuna d’Oria.
  6. Strabone lib. 6. pag 273. e 281.
  7. Stefano nel cit. lib. De urbibus. Vedete il mazzocchi inTab. Heracl. Pag. 538. not. (198). Cafaubono nel citato luog. di Strabone, pag. 2-7.
  8. Tucidide vo. 7 ʃect.: Hinc vero profeƐti ad Choeradas Iapigiae insulos appulerunt, et paucos Iapigum jaculatores, Messapiae gentis in naves impulerunt.
  9. Strabone cit. lib. 6. pag. 277. e 281.
  10. Mazzocchi in Tab. Heracl. Pag. 537. 538. cit. not. (98).
  11. Questa si vuole la prima edizione, e poi riprodotta nel 1614.
  12. V. Cluverio Ital. antiq. Lib. 3. cap. 13.
  13. Goltzio De re nummaria antiqua
  14. Mayero.
  15. Arduino a Plinio: lib. 3. cap. 10. ʃest. 16. pag. 166.
  16. Mazzocchi in Tab. Heracl. Pag. 34.
  17. Vedete Paruta.
  18. Amaduzzi.
  19. Pag. 94. ediz. Baʃilea 1558. tanto nella vera quanto nella contraffatta (vedete il mio Saggio ʃulla tipografia. del Regno di Napoli pag. 174. feg.), ch’è immginaria, com’anche quella del 1553 che io credetti vera per altro fulla fede di molti, onde l’annotai nella Biblioteca Storica e topografica del Regno, pag. 138.
  20. Pag. 126. cit. ed. del 1538.
  21. Dopo la prima del 1558 fortì altre cinque edizioni, che già furono da me notate nella detta Biblioteca Il publivo da gran tempo trovasi in molta efpettazione di leggere la vita di questo celebre Salentino fcritta dall’erudito sig. Cav. Arditi, e premefsa all’edizione di tutte le sue dotte opere, che pur molte ne fece.
  22. Pagin 722
  23. Aggiungasi lo stesso alla pag. 190.
  24. Arduino nella fuddetta pag. 166
  25. Nelle fue annotazioni a Stefano
  26. Nel cit. lib. 3. cap. 13
  27. Cellario Notit. Orb antiq tom. I. pag. 718
  28. Nella Fortuna d’Oria, pag. 33
  29. In Tab. Heracl. Pag. 63.
  30. Virgilio lib. 3. Æneid V. 400.
  31. Strabone lib. 6. pag. 281. Vedere Erodoto lib. 7. 170.
  32. Mazzocchi nelle cit. Tab. Heracl. Pag 543. not. (109).

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