Soleto Sallentia sulle origini del suo antichissimo nome – parte 2

dal Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli

di Lorenzo Giustiniani (1805)

(Parte seconda)

Fin da tempi più vetusti Soleto coniò delle monete indizio che la medesima non fu città soggetta, e forse anche di altre dominatrice (33); e se riflettasi, che fece per emblema il Sole al pari delle altre più illustri città (34), può crederfi ciò, che si avvisano taluni scrittori, che la sua popolazione foffe ftata di 24000 abitanti, secondo alcune memorie di Giulio Antonio Attanasi, o 14000, secondo il P. Lama (35); né sarà impoffibile quel, che avvisa Filippo Ferrari (36); cioè che il giro delle sue mura era di tre miglia. Tuttavia efiftono i veftigi delle medesime, e più a’ tempi del suddivisato Antonio Galateo (37), il quale a tutta ragione da ciò raccoglieva amplam fuiʃʃe hanc urbem.

Ma conviene di dire, che le città al pari degli uomini hanno il lor nascimento, crescono, e talvolta giungono all’auge di lor grandezza, s’invecchiano e decadono, e finalmente muojono (38). E in fatti niuna menzione ne ritroviamo preffo Strabone, e Tolomeo; anzi racconta (39) il primo scrittore, che il paese degli Japigi era popolatissimo, talchè avea XIII. Città, ma che a’ suoi tempi era tanto impoverito, che da Taranto e Brindisi in fuori tutti gli altri luoghi erano meschinissimi, non dice però all’intutto distrutti; onde non saprei, come il più volte lodato ch. Mazzocchi (40) parlando di Soleto aveffe scritto: iamdiu ante Strabonem, et Ptolomaeum defuerat, nam nemini -orum nota fuerit. Forse a’ tempi di Plinio (41) era ftata abbandonata, perchè scrive: ab Hydrunte Soletum deʃertum, deinde Fratuertium (42), ed io credo, che negli antichi codici di Plinio vi si leggesse certamente Salentum, o Sallentia, poichè non ignoransi affatto le tante alterazioni, e le mende incorse negli esemplari Pliniani. Ebbesi poi da nuovo a popolare, senza però poter mai riaversi più della sua grandezza, e per cui bene si avvisò ii Galateo: Soletum . . . . . nunc in parvum reduԐta eʃt oppidulum. Anzi mi fa molto peso di non trovarla taffata nella generale imposizione del 1305. fatta da Carlo II. in tutte le terre di Otranto (43), e sebbene sotto Carlo I si trovaffe infeudata, come si vedrà, avremo perciò a dire, che sotto il succeffore foffe così meschinamente abitata, che venne esentata dalla detta imposizione.

Vogliono taluni, ch’ella foffe ftata città vescovile, e il primo a dirlo fu il più volte citato Galateo; ma non abbiamo monumento niuno, o per ombra qualche altra picciola congettura per affermarlo, effendo certamente una troppo debole tradizione, che vi sta tra i suoi moderni abitatori. Si dice, che nella porta occidentale del paese vi era un’iscrizione, che indicava appunto aver perduto il suo vescovo greco nel concilio di Costanza, e surrogato in luogo di quello l’Archimandrita. Questa porta più non esiste, e l’iscrizione, che si vanta, dev’effere del tutto apocrifa, perchè il concilio di Costanza fu nel 1414 sotto il Pontefice Giovanni XXIII., e perciò non se ne avrebbero dovuto in oggi smarrire così le memorie. E’ vero che Girolamo Marciano (44), il Taʃʃelli (45), il P. Lama (46), il Pacichelli (47), con qualche altro modernissimo scrittore, dicono di effere stata città vescovile; ma dove questi non citano monumenti sicuri, non è da darsi loro la menoma credenza, perchè quanto si avvisarono, mai seppero prima esaminare, ed alla cieca insaccavano notizie, che da altri sentivano.

Sino al 1598, come fu di sopra accennato, conservò questa terra il rito greco, avendo poi dovuto in quell’anno abbracciare il rito latino; sebbene anche in oggi i suoi abitatori parlano un greco corrotto al pari di moltissime altre terre del nostro Regno, le quali verranno da me tutte additate ne’ proprj luoghi. Se quefto paese però decadde dalla sua prima grandezza, rimase pur tuttavolta capo di una contea, che comprendea i seguenti paesi: Sanpietro in Galatina, Cotrofiano, Sternazia, Zullino, Sugliano, ed Aradeo; ond’è, che tralle grazie, che cercarono i Soletani a Carlo VIII, una fu quella, che la loro padria avesse dovuto continuare ad essere capo di effe terre, siccome era ftata per lo innanzi; e di effere altresì mantenuta nel Regio demanio (48).

Sono parecchi gli altri privilegi, che può ella vantare, e che ha ottenuti da tempo in tempo da’ noftri Sovrani, febbene non ne foffe oggi in possesso, volendosi, che quando ne sloggiarono molte famiglie, e situaronsi in varj luoghi di Terra d’Otranto, si avessero seco portati molti, e diversi monumenti; donde essi si rlevavano. Dalle grazie però, che i Soletani cercarono ad esso Carlo VIII havvi quella di deverseli confermare tutti i privilegi, i quali godeano lor conceduti da’ predecessori Sovrani, e di mantenerli specialmente il diritto di padronato della maggior chiesa, di poter pascolare, legnare, ed acquare nella terra di Cotrofiano, e ne’ terreni benanche di Lecce, e di più altro. Le quali grazie essendosi compiaciuto di accordare, o confermare il detto Sovrano, ne cercarono indi la conferma all’Imperador Carlo V. , siccome appare da legittimo documento, in cui si dice: placet confirmari privilegia ʃerenissimorum regum Aragonum confirmata per Regem Carolum, cioè Carlo VIII, me deesi certamente intedere.

Prima di passar oltre, e parlare de’ suoi possessori, fa d’uopo, che io dessi al leggitore una breve descrizione dello stato, in cui oggi ella si vede. Questa terra trovasi edificata in luogo montuoso, e l’aria, che vi si respira è molto salubre. Il suo territorio è atto a tutte le produzioni di prima necessità. Vi si veggono degli oliveti, e de’ vigneti, da’ quali se ne raccoglie un abbondante, ed ottimo prodotto (49).

Quella parte poi addetta alla semina da pure delle ricolte sufficienti alla popolazione, e vi sono similmente delle parti destinate per pascolo degli animali. Vi si coltiva qualche poca di bamabagia, e non vi mancano varie specie di frutta, che pur bene vi allignano. Da passo in passo vi si veggono de’ pozzi di eccellente acqua: ma non da tanto alla buona coltivazione degli ortaggi. Vi è della caccia di volatili, ma né meno in molta abbondanza.

La sua popolazione nel 1532 la ritrovo tassata per fuochi 363 (50), nel 1545 per 463, nel 1561 per 481, nel 1595, per 594, nel 1669 per 396, e nel 1747 per 199, in oggi però ella ascende al numero di circa 1850 abitatori, buona parte de’ quali addetti sono all’agricoltura, ed alla pastorizia, e commerciano le loro soprabbondanti derrate co’ paesi circonvicini, adoperando nelle negazioni le misure della città di Lecce.Tra i Soletani vi sono di quelli, che han talento, e molto inclinati alle lettere. Quindi negli scorsi tempi ella è stata padria di parecchi uomini, noti abbastanza nell’orbe letterario. Io però che mi son proposto di far parola in questa mia opera soltanto di quelli del prim’ordine, così lascerò ad altri di raccoglierne le memorie (51).

Passo per ultimo all’elenco de’ suoi possessori, che ho potuto finora ritrovare. E in prima leggiamo nel catalogo de’ baroni pubblicato dal Borrelli (52): Sanʃon dixit, quod tenet in Sulito feudum I. militis et cum augmento obtulit milites .

Raul Bellus, sicut dixit Rogerius Guaragnus, tenet in Sulito feudum II. Militum, et cum augmento obtulit milites IV.

Raul de Geruasio, sicut dixit Stephanus de Neritoro, tenet in Sulito feudum dimidii militis, et cum augmento obtulit militem I.

Thomasius Ruʃʃellus tenet in Sulito feudum, quod fuit Ranfredi, quod, sicut dixit Rogerius Flamingus, est ʃeptima pars militis, et cum augmento obtulit quartam partem militis.

Peregrinus filius Saroli tenet in Sulito feudum dimidii militis, sicut ipʃe dixti, et cum augmentoobtulit militem I.

Summa paedictorum militum Suliti feuda IV. et ʃeptima.

Et cum augmento milites VIII. Et medius.

Sotto Carlo I d’ Angiò si ha memoria, che Dionigi di Castro fu conte di Soleto (53), tra i feudatarj di terra d’Otranto. Ritrovo similmente, che ad Ansilio di Tussi fu fatto la concessione terrarum Motule, Cilii de Gualdo, Soleti, et S. Petri in Galatina (54). La famiglia del Balzo l’ebbe indi in feudo, leggendosi presso Scipione Ammirati (55), che per morte di Ugone del Balzo, il quale fu conte di Soleto, come appare dall’iscrizione, che gli fu innalzata nella chiesa di S. Chiara di Napoli nel 1375., e non già nel 1365, come si avvisa dal Costanzo (56), la quale iscrizione è portata dal nostro Pietro di Stefano (57), e da Cesare di Enginio (58). Questo Raimondo ritrovo che fu marito di Margarita de Aquino, alla quale assegnò il suo dotario sopra Soleto, e Cotrofiano (59). Egli è certo che fosse stato per qualche tempo, anche sotto l’utile dominio dell’arcivescovo di Taranto (60), non sapendo io però indicar l’anno con precisione, volendo il Maricano (61), che questa donazione l’avesse fatta il primogenito di Roberto, aggregandolo insieme con Reggio, e poi Rescio, alla terra delle Grottaglie, che già possedea la mensa di Taranto, ma certamente per usurpazione, come si vuole (62). Passò poi agli Orsini conti di Nola (63), avendo Niccolò Orsini presa in moglie Maria del Balzo. A costui succedè Niccolò Raimondello, il quale aggiunse al cognome Orsini quello del Balzo, per ragion della madre. Egli fu molto caro a Carlo III di Durazzo, avendolo mandato alla guardia di Barletta, temendo, che questa non cadesse nelle mani del suo nemico Luigi d’Angiò entrato già in Regno con forte esercito; ma posto poi nelle carceri, forse per delitto di fellonia, ebbe l’opportunità di fuggirsene, e andato dal detto Luigi d’Angiò, fu molto bene accolto, dandogli per moglie Maria d’Eugenio, de Enquineo, o de Sengenio (64) nel 1386, siccome avvisa il dottor Baldassar Papadia (65), correggendo il Coniger. Morto poi da Principe di Taranto nel 1405, la Principessa Maria si ammogliò col Re Ladislao. A Giovannantonio Orsini primogenito di esso Raimondello, ed all di lei madre già Regina Maria furono confermati, forse nel 1419 (66) tanto i feudi di sua pertinenza, quanto quelli del di lei figlio, onde leggiamo: Regine Marie de Enquineo et Joanni Antonio de Baucio Comiti Soleti ejus filio confirmatio civitatis Licii, et Caʃalium cum titolo comitatus, ac terrarum Meianei, Carovnei, Coriliani, Rocche, Gagliani, Aquarice, et Civitatis Castri cum casalibus, que sum dicte Regine, nec non comitatus Soleti, terrarum S. Petri in Galatina, Carpignani, Sugliani, et Veglie, in terra Hidrunti, ac baronie, Vici, Flumari, Carifii, Castelli, S. Nicolai, Aquarie, Spitaletti, Montis Acuti, Aquadie, Rocchette, S. Antimi, Vallate, Laquedonie in principatu ultra, civitatis lavelli in Basilicata, Minerbini, Altamure, et Loci Rotundi in terra Bari, que ʃunt dicti Joannis Antonii (67). Dopo la morte però di Gio. Antonio Orsini, a cui era stato confermato il contado di Soleto (68), il Re Ferdinando s’impossessò di quanto egli avea nel 1463., e per conseguenza anche dello stato di Soleto, quindi nel 1479 per ricompensa de’ servizi prestati in guerra da Luigi Campofregoso genovese, glielo donò nel di 28 aprile di detto anno (69). Pochi anni però tenne questo stato esso Luigi, poiché nel 1481, esso Ferdinando vi mandò Tommaso Barono suo consigliere, col carattere di governatore e castellano per governalo in suo nome, cogli adiacenti paesi devoluti alla Corte. Indi fu dato a Giovanni Castrioto figlio del gran Giorgio detto Scanderbech Duca di Albania nel dì 2, agosto del 1485 (70). Irena Castriota portollo poi in dote a Pietrantonio Sanseverisno Pincipe di Bisignano nel 1539. Nel 1606 per morte di Niccolò Berbardino Sanʃeverino senza figli si devolvè alla Regia Corte, e Filippo III. Nel 1608. vendè lo stato di Soleto ad Aucio Caraffa per ducati 102000 (71), e per effo a Gio. Vincenzo Caraffa il quale nel 1613. lo vendè al marchese di Rapolla Ettore Braida.

Ma perchè non ci fu Regio Affenso, se li ripigliò esso Gio. Vincenzo Caraffa, e nel 1615 fu interposto il Regio assenso per la vendita che ne facea esso Caraffa a Gio. Battiʃta Spinelli di famiglia Genoveʃe, e per ducati 92000 (72).

Leggi parte 1



(33) Lo fteffo Mazzocchi nella cit. opera. pag 20. e 34
(34) E cofa rifaputa abbaftanza dagli eruditi.
(35) Nella fua Cronica.
(36) Nelle giunte al Dizionario di Ambrogio Calepino.
(37) Galateo de sit. Japyg. Pag. 95
(38) Vedete il dotto Pietro Fabro nei fuoi Semeʃtri lib. I. cap. 9
(39) Strabone cit. lib. 6. pag. 281.
(40) Nelle cit. Tab. Heracl. Pag. 34.
(41) Plinio Hist. Natur. Lib. 3 cap. XI.
(42) Quefta città non si sa affatto; ove foffe ftata. Vedi Beretta nella Tabul. Chorograph. 229.
(43) Regest. Karoli II. Sign. 306. litt J. Fol. 196 a t.
(44) Marciano nella fua Deʃcrizione di Terra d’Otranto ins. Part. 4. cap 18
(45) Tassell. nell’ Antichità di Leuca.
(46) Nella fua cit. Cronaca.
(47) Nel Regno di Napoli in prospettiva, part. 2. pag. 189
(48) Execut. X 1495 fol. 212 at.Il Sig. Dottor Baldassar Papadia nelle fue Memorie storiche della città di Galatina stampate in Napoli nel 1792, impropriamente chiama Stato di Sanpietro in Galatina, parlando delle concessioni, che ne furono fatte da’ noftri Sovrani; giacchè Sanpietro in Galatina non fu mai capo di quel contado, ma Soleto.
(49) Mi si dice, che in tutta Terra d’Otranto le piante di ulivi fon pesi da una malattia, che chiamano Bruʃca, la quale non fa loro produrre gran frutto. Io fo che il medico Cosmo Moʃchettini propofe gli opportuni mezzi da ripararvi colla fua Dissertazione della Bruʃca malattia degli Ulivi di terra d’Otranto, fua natura, cagioni, effetti ec. Napoli 1777. in 8.
(50) Il Rogadei Dell’antico stato, e popolo d’Italia pag. 131 dice, che nella vecchia numerazione era tassata per fuochi 500, Io non faprei qual’ è quefta numerazione che lui cita.
(51) Il Sig. Francesco Carrozzini di Soleto, per quanto mi attestò fin dal 1796 effo Sig. Cav. Arditi avea raccolte diverfe memorie, fenza fua fatica ed interesse, onde mi augurai prefto darci una più completa ftoria della fua padria, e per mezzo suo conoscere anch’io un uomo cotanto benemerito della di lei veneranda antichità, affin di profittarne nel riprodurre questo articolo; ma fon rimafto delufo.
(52) Pag.26.
(53) Regest. 1272. lettera E. fol. 72. 210.118. 241.
(54) Fasc. 86 fol. 249 at.
(55) Nelle Famiglie Napoletane part. 2.
(56) Costanzo, Istor. Del Regno di Napoli, lib. 7.
(57) Nella Deʃcrizione de’ luoghi ʃacri della città di Napoli lib. 3 fol. 182. at.
(58) Engenio nella Napoli ʃacra, pag. 244.
(59) Regest. 1331. et 1332. A.fol 51. a t.
(60) Fasc. 7 fol. 275.
(61) Nella Deʃcrizione di terra d’Otranto, part.4. cap.4. MS
(62) Questo affare fo che in oggi si trova ʃub Indice.
(63) Regest.1382. Et 83. fol 9.
(64) Vedi il Raimo ne’ uoi notamenti nel tom. I. della Raccoltaleʃʃio Simmaco Pelliccia, e ftmpata dal Perger, pag. 153.
(65) Vedete le fue Memorie storiche di Galatina, part I. pag. 7. not. (I).
(66) Leggiamo in un Diario anonimo ch’effo Gio. Antonio de Baucio de Orsini fu fatto principe di Taranto nel detto anno. Vedi nella cit. Raccolta del Pelliccia T. I. pag. 115.
(67) Faʃc. 95. fol. 156
(68) Fasc. 93 fol. 176.
(69) Quint. 5 fol. 188.
(70) Quint. 3. fol. 349.
(71) Aff. In Quint. 40. fol. 175.
(72) Quint. 52. fol. 252.

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