Palazzo Le Castelle un gioiello da tutelare e conoscere in imminente restauro

Palazzo Le Castelle_blog

Soleto palazzo gentilizio Gervasi – Le Castelle gioiello del rinascimento salentino


In occasione degli imminenti lavori di restauro e valorizzazione del palazzo gentilizio denominato “Le Castelle”, un bellissimo palazzo di epoca rinascimentale (XV-XVI sec.) di proprietà del comune di Soleto, quindi un bene culturale pubblico, che per oltre 17 anni l’associazione Nuova Messapia ha avuto l’onore e la fortuna di avere in custodia quale sede dell’associazione ha portato ad una relazione dettagliata su questo gioiello di architettura e testimonianza del prestigioso passato che ancora oggi il centro storico di Soleto racconta a chi lo vive e lo frequenta.

Relazione sullo stato dei luoghi e storica del palazzo rinascimentale “Le Castelle” detto “Gervasi” sito in Soleto alla via Regina Elena e contributo di studio per la buona riuscita e la massima valorizzazione e tutela dei luoghi in previsione degli imminenti lavori di restauro e valorizzazione dell’edificio storico pubblico “Palazzo Le Castelle” ai fini della fruibilità pubblica previsto dal progetto promosso dal Comune di Soleto partecipante all’Avviso pubblico APQ “Beni e Attività Culturali” (FSC Fondo di Sviluppo e Coesione 2007/13 – Scheda 45) e, successivamente, finanziato. (*)

_____________________________________

RELAZIONE CON ALLEGATI FOTOGRAFICI

Si è appreso che a brevissimo l’importante e storico palazzo “Le Castelle”, detto “Gervasi”, sito in via Regina Elena s.n.c. a Soleto sarà sottoposto a un intenso e costoso (€ 292.200) lavoro di restauro e “riammodernamento”.

Come si legge nel Verbale di Deliberazione di Giunta del Comune di Soleto N.149 del 22/10/2015

La Regione Puglia con determinazione del Dirigente Servizio Beni Culturali del 18.08.2015 n. 163 ha approvato l’ “avviso pubblico per il finanziamento di interventi di recupero, restauro e valorizzazione di beni culturali immobili e mobili di interesse artistico e storico, ai sensi dell’art. 10 comma 1 del D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, appartenenti ad enti pubblici locali territoriali della Regione Puglia (comuni, province città metropolitane)”.

Il Comune di Soleto tramite il “Settore Lavori Pubblici ha predisposto un apposito progetto definitivo finalizzato al restauro e valorizzazione dello stesso in funzione della fruibilità culturale pubblica;”

Il suddetto progetto il Comune di Soleto ha partecipato utilmente all’Avviso pubblico della Regione Puglia APQ “Beni e Attività Culturali” FSC Fondo di sviluppo e Coesione 2007/2013 – Scheda 45) risultando finanziato come da elenco di cui all’allegato B (Scheda 45 – interventi di recupero, di restauro e valorizzazione dei beni architettonici ed artistici) della D.D. n.244 del 15/10/2015;

L’immobile di proprietà dell’intestato Ente si presta ad una maggiore fruizione da parte dei cittadini, con nuove possibilità occupazionali compatibili con la sua conservazione;

Necessitando l’immobile di consistenti interventi di restauro conservativo e di valorizzazione

Vista l’importanza e l’alto valore storico, oltre all’unicità, che riveste il palazzo gentilizio e l’entità dei lavori che, si presume, si vorrebbe mettere in cantiere, avendo la scrivente associazione socio-culturale particolarmente a cuore la conservazione e la tutela di tutto il patrimonio storico, archeologico, paesaggistico e culturale, sia esso materiale che immateriale, con particolare attenzione oggi proprio verso Palazzo Le Castelle-Gervasi, in quanto affidato dal Comune di Soleto, per oltre 17 anni sinora, quale sede alla nostra associazione e che con attenzione e cura ha custodito e reso fruibile a tutti i cittadini e visitatori contemplando così sia il valore storico e culturale del Bene che la sua natura di pubblico patrimonio il Bene in oggetto.

Tali imminenti lavori di restauro non possono non essere che salutati con estrema felicità ed entusiasmo visto che proprio dalla nostra associazione sono stati sollecitati, più e più volte, nel corso degli anni proprio verso il Comune di Soleto interventi doverosi e fisiologici di ordinaria manutenzione per al meglio tenere e conservare gli ambienti.

Tali lavori saranno salutati con maggiore felicità ed entusiasmo solo se saranno attuati nella buona tecnica propria del restauro altamente conservativo, questa in linea con i più avanzati criteri e sensibilità di tutela, attenzione e conservazione di tutti gli elementi storici ivi presenti, siano essi valutati quali elementi maggiori o minori, comunque tutti parimenti degni di essere oggetto della massima cura e più certosina e filologica conservazione.

Pertanto l’associazione nel pieno spirito attuativo del virtuoso principio di Sussidiarietà, sancito dall’articolo 118 della nostra Carta Costituzionale, verso cui con entusiasmo propositivo costantemente si attiene sottopone agli enti in indirizzo quanto segue.

Palazzo “Le Castelle” detto “Gervasi”

Palazzo “Le Castelle”, precedentemente denominato “Gervasi” (nome probabilmente derivante da uno dei suoi proprietari forse un tale sacerdote Nicola Antonio Gervasi vissuto a Soleto nella metà del’700) è un palazzo gentilizio con molta probabilità costruito da importante e facoltoso esponente del clero bizantino di Soleto, dignitario religioso facente parte di una importante e ben più ampia comunità clericale greca presente e operante nel borgo.

Grazie al doppio stemma che si trova sia sul portale della facciata d’ingresso e sulla parete d’angolo esterna orientata a sud, da indizio della rilevanza e importanza sociale della famiglia possidente e costruttrice del bene.

Data di costruzione

L’edificazione del palazzo, con buona probabilità, si può far risalire all’ultimo quarto del XVI sec., se non addirittura antecedente, come paiono suggerire alcuni elementi architettonici ivi presenti. Grazie ad un’incisione apposta sull’architrave del maestoso camino monumentale presente sulla parete sud all’interno della sala rialzata, l’ambiente più grande di tutta l’attuale struttura, situata subito dopo l’atrio d’ingresso, sull’imponente ed elegante architrave si ricava la datazione dell’anno 1588 apposta da tal Antonio Cochi (?) personaggio di cui non conosciamo l’identità e il rapporto con l’edificio. Con questa data e con l’analisi degli elementi architettonici e scultori di tutta la struttura si può determinare con buona certezza che il palazzo “Le Castelle” fa parte di quel ristretto, ma importantissimo elenco dei palazzi gentilizi di epoca rinascimentale ancora oggi presenti a Soleto e che ne caratterizzano in modo distintivo e unico il grazioso centro storico.

Composizione architettonica del palazzo

ed elementi architettonici rilevanti

La facciata d’ingresso del palazzo presenta un elegantissimo portale monumentale sormontato da un imponente balcone a ballatoio che percorre tutta la lunghezza della stessa facciata che va a chiudersi in cima con una suggestiva copertura a capanna corrispondente ad una piccola stanza situata al primo piano.

Il grande portale d’ingresso ad arco a tutto sesto, è perfettamente riconducibile al gusto tardo rinascimentale sviluppatosi in tutta l’area salentina nella seconda metà del XVI secolo. E’ composto da eleganti stipiti con due lesene terminanti con capitelli compositi. Sull’architrave troviamo una fitta trama decorativa fitomorfa con al centro lo stemma della famiglia Le Castelle (Un fortilizio con tre torri di cui quella centrale di maggior dimenzioni con le lettere L e C ai lati). Il ricco portale monumentale è impreziosito da elementi floreali presenti sia sulle lesene che sulla chiave di volta che a ornamento delle mensole poste sotto il balcone. Tali fiori presumibilmente possono rappresentare il simbolico, archetipico e fortemente suggestivo “fiore della vita”, ovvero il fiore di loto e tale simbolo caratterizza gran parte degli elementi scultorei presenti nel palazzo.

Palazzo “Le Castelle” pare facesse parte di un complesso architettonico storico un tempo molto più ampio e articolato munito di giardini interni e ambienti coperti tanto esteso che dall’ingresso situato in via Regina Elena si poteva giungere sino alla strada retrostante, oggi, via Giovanni Paisiello.

L’attuale struttura presenta, superato il portone d’ingresso, un atrio in parte coperto da una bella ed elegante volta a botte lunettata in ambo i lati e in parte scoperto.

Nelle lunette laterali alla volta della parte coperta dell’atrio a sinistra in alto si vede un sistema di cellette, molto probabilmente, utilizzate quale ricovero per i piccioni, sulla parete a destra sempre lato coperto, situata al lato nord vi sono alcuni frammenti di una più ampia pittura murale con buona probabilità un affresco, questo elemento sta ancora una volta a significare l’importanza e il rango dei proprietari di questo palazzo e affianco si trova una porta murata con sull’architrave incisa l’epigrafe “DOMUS” “Casa” che in passato collegava quest’ala del palazzo con la restante parte ora di proprietà privata.

Nel lato scoperto dell’atrio situato a sinistra, lato sud, vi è una vera di pozzo rappresentata da un blocco monolitico di pietra calcarea leccese cavo al centro quale bocca di pozzo. Il blocco monolitico è ingentilito da una scultura a motivo floreale realizzata sulla faccia esterna del cubo. La bocca di pozzo presenta varie scanalatura proprio dovute allo sfregamento di corde utilizzate per attingere l’acqua. Ad oggi la cisterna è stata murata quasi sicuramente al tempo del restauro del palazzo avvenuto nei primi anni ’80. L’acqua che alimentava la cisterna veniva raccolta grazie a un ingegnoso e diversificato sistema di canalizzazioni che dai tetti del palazzo realizzati a embrici posizionati a doppio spiovente convogliavano l’acqua nella camera di raccolta della cisterna sottostante. La presenza di una cisterna oggi murata, può far ben sperare che i lavori precedenti non l’abbiano assolutamente alterata e abbiano semplicemente proceduto alla sua semplice messa in sicurezza murandola, ciò farebbe risultare questo elemento estremamente importante e oltremodo prezioso per un’approfondita ispezione e, se necessario, l’avvio di una campagna di indagine ed eventuale recupero di elementi di interesse archeologico utili a ricostruire la vita di questo luogo questo considerando anche il suo lungo periodo di abbandono e il recente restauro fortunatamente attento ai luoghi e non invasivo e alterante. Proprio i pozzi e le cisterne dismesse si son rivelate sempre dei veri e propri giacimenti di reperti e d’indizi unici ed essenziali che hanno dato modo a ricercatori, studiosi e appassionati ad una più completa lettura dei siti e delle genti lì vissute e degli eventi lì accaduti.

Sul lato sinistro della vera vi è un dotto fatto in tubi in laterizio modulari in terracotta, tecnica ed elementi già in uso presso i romani, facenti parte del sistema per il recupero delle acque piovane, questi posizionati parzialmente a vista l’un l’altro innestati emergono dall’angolo di parete, utili a convogliare le acque provenienti nei periodi di pioggia dai tetti a “imbrici” spioventi. Proprio sulla parete perimetrale, lato sud, tenuti su da piccoli pilastrini in pietra vi sono dei canali squadrati e incavati a forma di “U” ricavati da pietra leccese per il convogliamento delle acque, un semplice ma ingegnoso sistema di approvvigionamento idrico vitale per gli abitanti di allora e di oggi in queste terre siticulose, il tutto perfettamente conservato e meritoriamente mantenuto dopo il primo intervento di restauro.

La pavimentazione dell’atrio è fatta in bellissimo e ben fatto e perfettamente conservato basolato di pietra dura calcarea tipica dei giacimenti rocciosi di Soleto (Dolomie di Galatina) modellata secondo la tecnica tradizionale a blocchi troncoconici perfettamente in linea con tutti gli elementi lì presenti. Tali elementi, parrebbe siano stati posizionati presumibilmente con tecnica tradizionale, dove al posto del cemento di basamento oramai adoperato da alcuni decenni, vi era adoperato il bolo, terra rossa ricercata e ben conosciuta per le sue caratteristiche minerali estremamente adatte per lavori di costruzione. Quindi, in un possibile attuale restauro, si dovrebbe avere particolare attenzione nel conservare una tale selciatura. Con la medesima pietra calcarea dura locale è ricavata la bellissima soglia di ingresso ai piedi del portale formata da due blocchi monolitici e lavorata con tecnica scalpellina artigiana tradizionale. La soglia del portale d’ingresso sempre in pietra dura di Soleto è scolpita e ingentilita da coste tondeggianti molto belle e delicatissime a cui va va riservata particolare attenzione verso tali elementi affinché questa bella pietra manufatta, tanto dura quanto fragile e sensibilissima agli urti, non rischi di essere rovinata o rotta.

Lasciando alle spalle il portone d’ingresso ci si trova davanti i tre gradini in pietra leccese e pietra calcarea dura che permettono l’accesso ad un’ampia sala leggermente rialzata la cui facciata presenta una porta in stile rinascimentale con interessanti elementi fitomorfi sugli stipi e un architrave con su inciso l’epigrafe: DOMINUS PROVIDEBIT (Dio provvederà) scritta separata da una testa alata di angelioletto al centro; poco più in alto, posizionata sopra la porta, vi è una piccola finestra quadrata impreziosita sulla cornice adorna con una serie di piccole foglie scolpite; immediatamente a destra adiacente all’elegante porta d’ingresso vi è un altrettanto elegante e ampia finestra nel medesimo stile della porta.

Al lato dei gradini, esternamente, vi è posizionata una palla litica per bombarda (probabile triste testimonianza dell’assedio turco avvenuto nel 1480 a seguito della ben nota presa di Otranto da parte degli ottomani di Maometto II). Immediatamente sulla sinistra si trova l’ingresso a un seminterrato a cui si accede tramite un’angusta e ripida scala in pietra che segue l’interramento dell’ambiente, sulla destra vi è invece una bella ed elegante scala monumentale a sbalzo i cui gradini sono ricavati da pesanti blocchi monolitici di pietra arenaria leccese semisporgenti dalla parete, la parte a vista sporgente è deliziosamente scolpita a mo’ di bugna a cuscino angolare, il gradino d’angolo che dal pianerottolo da inizio alla rampa presenta scolpita al suo esterno un’enorme foglia presumibilmente di acanto. Attraverso questa scala si può raggiungere la stanzetta superiore che si trova esattamente sopra la parte dell’atrio coperta dalla volta a botte.

La sala rialzata

Ampia sala (la più ampia dell’attuale struttura) di forma rettangolare. Gli elementi che spiccano subito agli occhi sono l’imponente camino monumentale con l’epigrafe PROMETHEI FURTUM SINE DOLO SERVO: “Conservo il furto di Prometeo ( ossia il fuoco ) senza danno” posizionato a sinistra, parete sud, di chi entra, la meravigliosa importante porta in stile rinascimentale trilitica posizionata sulla parete occidentale caratterizzata da uno sfalsamento di altezza dell’architrave, più alta a sinistra e più bassa a destra, dove il piedritto di destra è vistosamente più basso di quello di sinistra; a destra di tale porta vi è una nicchia a muro con cornice sormontata da un’edicola sempre a muro, un’altra nicchia a muro la si trova a sinistra del camino monumentale.

Il soffitto a capriate e copertura a embrici realizzato con l’antica tecnica dell’incannicciato ricoperto di malta calce-tufacea conservato in ottime condizioni, dove solo piccole porzioni dell’incannicciato avrebbero bisogno di una semplice pulizia.

Altro elemento da notare nell’ambiente interno della sala rialzata per la sua eleganza e unicità è la piccola finestra posizionata in alto sulla parete occidentale a destra della porta trilitica. La particolarità di questa finestrina è la sua forma gigliata o, meglio, “a cortina” del lato superiore forma in uso sia nell’arte gotica e che nell’architettura ispano-saracena. Un ulteriore piccola finestra quadrata è situata sempre sulla parete occidentale in basso. Questa finestra è caratterizzata da una stretta architrave laminare in pietra calcarenitica leccese spessa pochi pochi centimetri e larga per tutto lo spessore della parete e fuoriuscendo dal filo di muro. La forma di tale elemento scultoreo è molto morbida ed elegante senza cenno di spigolature ornamentali nella sua estrema essenzialità.

Pavimento in pietra di Soleto, di roccia calcare-dolomitica, lavorata a lastre quadrate perfettamente in linea con lo stile dei luoghi e posizionata nell’azione di restauro realizzato nei primi anni ’80. Ancora oggi in eccellenti condizioni di conservazione, la cui demolizione parrebbe un puro ingiustificabile spreco di un prezioso materiale tipico del luogo che nel corso degli ultimi decenni, a causa dell’indiscriminata estrazione mineraria e l’avvio al fisiologico impoverimento ed esaurimento dei siti di cava, sta per divenire sempre più raro e introvabile nelle forme e negli usi tipici della tradizione scalpellina soletana, pertanto, questi preziosi manufatti è doveroso non più demolirli ma con tutti i criteri spingersi a conservarli e tutelarli così come prevede un buon restauro coscienzioso e strettamente conservativo.

Inutile sottolineare che tutti i lavori invasivi di demolizione portano a modificare anche gli strati sottostanti dove importanti testimonianze possono emergere e se non fatti con criterio senza demolire ma gentilmente rimuovere recuperando integralmente ogni tassello si rischia di creare un danno storico e archeologico di un Bene Comune e pubblico patrimonio dei cittadini maggiore e certamente condannabile.

Lo studiolo adiacente alla sala rialzata

Adiacente alla sala rialzata accessibile da una porticina sulla parete a ovest, a destra della porta d’ingresso, vi è un piccolo studiolo.

La stanza è di piccole dimensioni (circa 2,5×3,5 m) ed è composta da una volta a botte con agli angoli delle decorazioni fitomorfe che si unisce a una bella volta a crociera con al centro dell’incrocio delle “unghie” di volta un fiore scolpito. Sono presenti una finestra-affaccio e una finestra-feritoia. Una di più grandi dimensioni sul lato sud a fianco alla porta di ingresso e quella più piccola sul lato est.

Piccola stanza sopra l’atrio d’ingreso

A destra dell’atrio d’ingresso vi è la graziosissima scala monumentale d’accesso alla saletta superiore, saletta che costituisce la parte “a capanna” visibile sulla facciata esterna sopra il portale. La scala, gradini e corrimano sono in pietra leccese. Il parapetto è fatto interamente in muratura e per il corrimano in pietra leccese sono evidenti alcuni elementi mancanti che sono stati aggiunti in fase di restauro cercando di mantenere il più possibile lo stile degli elementi originari.

Giunti in cima alle scale vi è un ballatoio di accesso con balaustra in pietra fatta di pilastrini cilindrici dove su di essi sono posizionate delle belle fioriere in pietra leccese ricavate da parallelepipedi rettagolari e scavate a monoblocco.

Nella piccola stanzetta si accede attraverso una bassa porticina finemente scolpita riprendendo elementi e temi scultori che caratterizzano i fregi del palazzo. Al suo interno si può vedere il bellissimo camino in pietra leccese a cornicione nello stesso stile del camino monumentale posizionato immediatamente sulla lato sinistro per chi entra della porta d’ingresso. L’ambiente è perfettamente conservato, il tetto a doppio spiovente realizzato con la stessa tecnica tradizionale del tetto della sala rialzata, ovvero con un ben fatto incannicciato con colata di malta in calce e tufo isolante, molto ben conservato. Il soffitto a capriate è anch’esso perfettamente conservato nonostante gli anni tanto che a prima vista non parrebbe aver bisogno di particolari interventi di manutenzione straordinaria o di restauro e ristrutturazione.

Il pavimento è realizzato come per gli altri ambienti in lastre squadrate e levigate di pietra calcarea dura di Soleto perfettamente conservato.

La sala semipogea

Al lato sinistro dell’atrio d’ingresso vi è l’accesso alla sala semipogea. L’ambiente è stato ricavato molto probabilmente scavando nella dura roccia calcarea di Soleto. Per accedervi vi è una ripida e stretta scala che porta in una sala di un perimetro poco inferiore alla sala rialzata. L’ambiente, tipico di una cantina, ha un soffitto a volta a botte e oltre alla porta l’unica accesso per la luce esterna è dato da una finestra a feritoia posizionata in alto sulla parete ovest a livello del piano di campagna.

Sulla parete est vi è un forno per la panificazione con la camera di cottura fatta in pietra, forse un tempo più ampia dell’attuale. Il pavimento, fatto in pietra calcarea tipica di Soleto, così come per gli altri ambienti dello stabile.

Ambienti retrostanti alla sala rialzata

Sul lato nord della sala principale troviamo la porta di ingresso che da sui servizi igienici (che dovrebbero essere resi fruibili e funzionanti) e ad un piccolo cortile pavimentato di circa 4×4 m.

Elementi distintivi non secondari da tutelare e conservare

Quali elementi distintivi non secondari è da segnalare la numerosa presenza di incisioni e graffiati in particolare sugli elementi in pietra leccese, soprattutto sugli stipiti del portone d’ingresso e dell’atrio. Tra i vari elementi di difficile datazione, ma dall’innegabile interesse di studio e conservativo, vi sono croci e i fiori della vita, figura geometrica composta da cerchi multipli sovrapposti e composti in una simmetria esagonale, a formare una figura simile a un fiore, detta anche: rosa dei pastori, rosa carolingia, rosa celtica, stella fiore, stella rosetta, fiore a sei petali, fiore delle Alpi, stella delle Alpi.

Interventi di restauri precedentemente fatti

Il palazzo è stato già oggetto di un importante intervento di restauro operato nei primi anni ‘80 che ha comportato mirabilmente un’azione di ripristino filologico della struttura mirante alla conservazione degli stili e di tutti gli elementi peculiari ivi presenti.

Con tale restauro sono stati rimossi elementi alieni e sono stati ripristinati gli elementi architettonici mancanti quali le colonnine della balaustra del balcone monumentale soprastante il prezioso e sontuoso portone d’ingresso.

Sede della biblioteca comunale: dal passato al futuro.

Il Palazzo Gervasi-Le Castelle subito dopo i lavori di restauro fu sede della biblioteca comunale per oltre un decennio. Tale utilizzo era perfettamente in linea con il Genius Loci della struttura, poiché proprio tra le attività del clero di rito greco vi era l’amore per la conoscenza, lo studio e una radicata tradizione bibliocopista. Quella della copiatura e trascrizione in codici miniati di testi sacri e classici di scienza, matematica, geometria, poesia, filosofia, di letteratura, etc. provenienti dall’oriente era una pratica d’eccellenza realizzata dalle comunità ecclesiastiche presenti a Soleto. Tale attività di copiatura amanuenze rappresentava un’importantissima attività che ha permesso la trasmissione e conoscenza e divulgazione di testi librari che altrimenti sarebbero andati irrimediabilmente persi, e in questa attività di trascrizione, conservazione e studio l’abazia di Casole in Otranto ne fu il faro massimo ricca di una copiosa mole di testi e che vedeva nel Salento e soprattutto nei borghi dell’area grecofona tra cui Soleto un importante centro di produzione amanuense. Sarebbe molto bello e veramente auspicabile che tale produzione di testi di codici miniati prodotta e riprodotta nel Salento e soprattutto a Soleto, e giunta sino a noi possa essere nuovamente raccolta e resa fruibile tramite le nuove possibilità tecniche digitali e sia offerta a cittadini e studiosi per una nuova consapevolezza e riflessione e perché no avviando nuovi percorsi di studio e di ricerca e grazie alle nuove tecnologie essere nuovamente disponibile e divulgata a tutti.

Nuova Messapia e palazzo Le Castelle

Poco dopo il trasferimento della biblioteca comunale (da lì a poco la biblioteca comunale, andato in pensione l’ultimo bibliotecario, sarebbe stata chiusa definitivamente) dal palazzo al plesso scolastico delle scuole medie, dal 1997, palazzo Le Castelle venne dato in custodia all’associazione socio-culturale Nuova Messapia, costituita nel dicembre 1995 ma già, quale gruppo di giovanissimi volenterosi, attiva intensamente e con dedizione nella comunità soletana e nei paesi della Grecìa Salentina. L’ambito di intervento dell’associazione Nuova Messapia era nello specifico nello studio, ricerca e divulgazione, oltre alla promozione sociale di temi inerenti l’archeologia, la storia patria e locale, l’etnografia, la tutela, studio, divulgazione e tutela della lingua della minoranza grica, (area ellenofona della quale fa parte il borgo di Soleto), l’antropologia, la cittadinanza attiva, il recupero di tradizioni orali, di usi e costumi, la musica tradizionale salentina, poesia, letteratura, ambiente, salute e tutela del territorio e del paesaggio, difesa dei Beni Comuni, etnobotanica, etc.

Per oltre 17 anni ha curato la pubblicazione della rivista Nuova Messapia (rivista culturale della Grecìa Salentina) dove venivano trattati in maniera puntuale argomenti inerenti studi e ricerche in ambito storico-culturale e sociale, rivista molto apprezzata da cittadini e studiosi per l’originalità e la levatura degli argomenti trattati.

Nel corso degli anni grazie alla rivista che ha calamitato attenzioni di studiosi e giovani ricercatori, ma non solo assieme a cittadini e appassionati, e grazie alla passione dei soci stessi dell’associazione la sede si è dotata di una discreta biblioteca specialistica aperta a tutti, cittadini e studenti cercando in parte di far fronte alla sentita esigenza manifestata in primis dai soci dell’associazione e da moltissimi cittadini di avere una biblioteca pubblica a Soleto.

Molti corsi di formazione sono stati realizzati proprio grazie alla disponibilità di una sede così bella e accogliente. Corsi di lingua grika e greco moderno, corsi d’inglese, corsi di informatica, corsi di giornalismo e comunicazione multimediale, etc.

L’associazione Nuova Messapia oltre a fornire servizi culturali e formativi ha reso sempre accessibile la sede, più di un qualsiasi servizio di promozione turistica, questo perché tutti i soci e frequentatori dell’associazione sono da sempre mossi da una sincera e motivatissima passione verso i temi trattati e verso la loro condivisione, e si è sempre prodigata di dare un contributo volontario a tutta la comunità accompagnando turisti e ricercatori nei luoghi pregiati presenti nel bellissimo centro storico di Soleto e nei luoghi d’interesse storico, archeologico, culturale e paesaggistico di cui è fortunatamente ricco il nostro territorio promuovendo così la conoscenza e una lettura precisa e storicamente informata a 360°.

Non pochi sono stati inoltre i contributi offerti anche a programmi televisivi nazionali e internazionali che si sono occupati dei nostri territori dando sempre un puntuale contributo su temi storico-culturali o di promozione delle bellezze e degli usi e costumi presenti nella Grecìa Salentina.

Gli incontri fatti costantemente con i cittadini hanno permesso un arricchimento reciproco e non di rado hanno sostenuto e stimolato nei cittadini stessi e in particolar modo nei giovani la nascita e la crescita di nuove realtà culturali e sociali e questo grazie anche alla sede che per ben 17 anni ci ha ospitato e noi verso essa ne siamo stati felici, sinceri e motivati custodi.

Grazie alla costante interlocuzione con il territorio, alla indefessa vocazione verso lo studio e la ricerca così come costante è l’impegno profuso nel condividere saperi e conoscenze con tutte le istituzioni dimostrato dall’associazione Nuova Messapia per una sempre migliore difesa, tutela e valorizzazione di tutti i beni culturali, siano essi materiali che immateriali tanto preziosi quanto non totalmente esenti da possibili rischi di manomissione e perdita proprio in occasione delle conferenze d’area volute fortemente dall’Assessorato alla Qualità del Territorio della Regione Puglia, guidato dall’assessore prof.ssa Angela Barbanente, per la redazione partecipata del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) piano coordinato dal prof. Alberto Magnaghi si è raccolta una mole tale e tanta di dati sul territorio del centro Salento riguardante in particolare i comuni di Corigliano d’Otranto, Zollino, Soleto, Sternatia, San Donato di Lecce, Galugnano e, ultimamente, anche San Cesario di Lecce che ha reso possibile l’individuazione coerente e paesaggisticamente di altissimo interesse a cui è stata data la denominazione di “Parco del Mago”, un parco legato alle maggiori figure di sapienti Rinascimentali che nel territorio di Soleto, Zollino e nei borghi più prossimi hanno operato e qui hanno fondato la loro attività di pensatori, dotti e filosofi della natura. Proprio in questi luoghi storici e soprattutto nelle aree naturali e rurali vi è più evidente lo stretto legame tra natura e cultura e genti che qui nei millenni hanno vissuto evidenti nelle conformazioni idrogeologiche e geologiche, nelle vestigia neolitiche, messapiche, elleniche, romane fino alla massima espressione medievale e rinascimentale dove più e più civiltà, comunità religiose e monastiche hanno lasciato tracce evidentissime e inconfondibili dove evidentissimo era sempre lo strettissimo rapporto tra uomo, territorio, cultura e natura e proprio grazie a queste evidenze raccolte in uno studio preliminare e sottoposte all’attenzione dell’ente Regione Puglia si è giunti ad avere l’accoglimento da parte dell’assessorato alla Qualità del Territorio e invitava ad avviare un percorso condiviso di tutela e valorizzazione proprio dell’area compresa tra i sette borghi oggi confermata da una presa di impegno sottoscritta dai sei sindaci dei comuni interessati dove cittadini e istituzioni ritengono importante e prioritaria la costituzione copartecipata del Parco di Comunità del Mago, un percorso avviato che rende piena di speranza e orgogliosa delle proprie fatiche un’associazione che nella tutela dei Beni Culturali, dei Beni Comuni e soprattutto nell’affermazione dell’importante articolo 9 della Costituzione Italiana ha sempre creduto e fatto proprio.

Un possibile futuro per Palazzo Le Castelle

in linea con il bene culturale pubblico e la sua storia

La Biblioteca di Bisanzio

Un’idea culturale per il futuro attivo e operativo di Palazzo Gervasi e le Castelle

utile alla collettività e alla conoscenza, in continuità culturale e in pieno rispetto del Genius Loci.

A nostro modesto avviso palazzo Gervasi – Le Castelle ha bisogno di interventi, ma non di interventi drastici che giungano a giustificare l’impiego di ingenti somme di denaro pubblico. L’obiettivo di una utilizzazione differente e “potenziata” che sia anche rispettosa degli ambienti è di difficile conciliabilità. Pensare a una fruizione secondo le vigenti e più restrittive disposizioni relative alla sicurezza e accessibilità degli ambienti è per lo più impossibile senza pregiudicare l’importante e irrinunciabile natura storica e conservativa del palazzo.

Inimmaginabile poi l’utilizzo della ambiente semi-ipogeo della cantina per una comoda e sicura fruibilità pubblica.

Nuova Messapia vuole qui lanciare una proposta che può conciliare la tutela e conservazione del bene architettonico culturale e la sua piena fruibilità assieme alla sua naturale destinazione d’uso che non può prescindere dalla sua natura conservativa, di memoria e culturale nella più alta e massima accezione.

Soleto come detto in precedenza e come da molti conosciuto è stata nel medioevo un centro di eccellenza e operosissimo per la riproduzione e trascrizione di testi sacri, filosofici, scientifici, poetici e di letteratura legati alla cultura bizantina. Una intensa attività di una folta schiera di eccellenti amanuenzi legati alla numerosissima presenza di ecclesiastici di rito greco i cui manoscritti ha visto nel corso dei secoli la loro trasmigrazione in giro per il mondo permettendo addirittura la formazione e l’arricchimento di importantissime biblioteche nazionali e internazionali. I codici miniati finemente e con sapiente pazienza realizzati qui a Soleto sono stati rintracciati in biblioteche quali la Marciana di Venezia, l’Ambrosiana di Milano e la Biblioteca Vaticana. Impossibile, per ovvi e giusti motivi, la loro libera e massima consultazione e accessibilità, tanto meno impossibile il ritorno nelle terre dove furono realizzati, ma oggi l’evoluzione tecnologica digitale offre importanti e inedite possibilità per rendere pubblico e disponibile questo immenso e incommensurabile patrimonio librario.

Perché non realizzare, grazie alle accessibili e poco costose tecnologie digitali, una centro studio e divulgazione bibliografico bizantino? Riportando di nuovo a Soleto testi importanti e non conosciuti a fondo?

La proposta dell’associazione è quella della nascita a Soleto presso il bel palazzo rinascimentale Le Castelle della “Biblioteca di Bisanzio”, dove negli ambienti accessibili al pubblico si possa allestire postazioni di consultazione digitali dove poter accedere tramite la moderna rete di connessione ad archivi, documenti e rendere agevole e gradevole la fruibilità di tali importanti materiali storici rendendoli finalmente disponibili e accessibili a tutti cittadini, ricercatori e studenti e grazie a questo materiale storico digitalizzato poter allestire percorsi ragionati per la conoscenza e divulgazione di questo incommensurabile patrimonio archivistico e bibliografico.

Considerazioni finali

Visto che negli ultimi anni l’attenzione e l’orientamento verso la tutela filologica e conservativa dei borghi antichi si è fatta sempre più forte e, mirabilmente, sono stati restaurati interi borghi nel pieno rispetto e perfettamente in linea con i principi e i metodi del restauro conservativo non alterante, tenendo conto di tutti quegli elementi, maggiori e minori, più vistosi e meno, si presume e si è certi che anche in questo caso del restauro programmato per Palazzo Le Castelle Gervasi si adoperi la stessa attenzione, visto anche l’importante e cospicuo impiego di pubblici denari.

È opportuno che durante i lavori di cantiere sia prevista la presenza di un archeologo con competenze specifiche, come di norma avviene in lavori così delicati, per e garantire il dovuto affiancamento tramite la cosiddetta ‘sorveglianza archeologica’.

Il rispetto dei luoghi deve essere e siamo certi che sia l’obiettivo che spinge tutti nell’imminente futuro restauro conservativo di Palazzo Le Castelle-Gervasi, scongiurando qualsiasi intervento alterante e compromissorio dettato da un’inopportuna e forse inattuabile senza danno “fruibilità” e “messa a norma” degli ambienti mettendo a repentaglio irrimediabilmente proprio la bellezza e l’armonica suggestione dei questi luoghi acquisita proprio con la loro vetustità, evitando, inoltre, di dar vita ad una “destinazione d’uso” non pienamente in linea e non conforme con le istanze di salvaguardia, tutela e conservazione rispettosa del delicatissimo e preziosissimo Genius Loci che caratterizza un tale unico monumento e Genius loci che ancora oggi, fortunatamente, conserva intatto e potentissimo, così come il pieno rispetto delle norme di sicurezza sia proporzionato e sottoposto alla reale possibilità di accessibilità in relazione a tale importantissimo Bene Culturale storico evitando ogni impropria alterazione del Bene stesso.

Pertanto, sarebbe più che opportuno che si perseguisse in ogni scelta futuribile che dovesse investire questo, così come ogni monumento storico, la massima-principio saggia prerogativa della disciplina medica nei confronti di qualsivoglia paziente: primum non nŏcēre – soprattutto non nuocere.


(*) La relazione è stata sottoposta alla cortese attenzione del presidente della Regione Puglia dr. Michele Emiliano Regione Puglia; Assessore Industria Turistica e Culturale, Gestione e Valorizzazione dei Beni Culturali avv. Loredana CAPONE Regione Puglia; Dirigente Servizio Beni Culturali avv. Silvia Pellegrini SEDE:Via Gobetti, 26 – Bari Regione Puglia; Soprintendenza per i Beni Storici,
Artistici ed Etnoantropologici della Puglia Arch. Carlo Birrozzi; Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto Arch. Maria Piccarreta; Al Sig. Sindaco del Comune di Soleto Graziano Vantaggiato.

 

Galleria fotografia

error: Content is protected !!