Il convento di Soleto nella Cronica di Padre Bonaventura (1724) – Parte 3

a.D. 1724

Cronica de’ Minori Osservanti Riformati della provincia di S. Nicolo’ Parte seconda.

Dove si descrivono i Conventi, che attoalmente possedono; colle notizie di quelle Città, e Ville, dove furono fabbricati.

Composta dal R. P. Bonavaentura da Lama Lettore, Predicatore Emerito, ed ExDiffinitore della medema Provincia.

___________________________________


di padre Bonaventura Quarta da Lama (1650 – 1739)

Fondazione del Convento

Icona della Madonna delle Grazie di Soleto.

Era prima quel luogo, ove oggi è la Chiefa, una picciola Cappella, chimata la Madonna delle Grazie, dove concorreva tutta la Terra ogni fera, per vifitarla. Occorfe, che pafsando da qui, circa gli anni del Signore 1568 Giacomo Lifsandri, che nel giuoco doppo la fatica del giorno, aveva perduti tutti i danari, fremendo d’Ira, e di fdegno, tirò due colpi colla mannaja, che portava, fulla faccia della Santa Imagine, dicendo con parole non di Crftiano, ma di Gentile: Io non credo, che ʃe non mi farai queԐta ʃera ammazzare. Partito cō più furia di prima, perch’era reo, e gionto alla Porta, da un Vecchio per nome Aloifio Rullo, con un picciol coltello fu ammazzato, doppo alcune parole ingiuriofe fra loro. Appena ricevuti i colpi la Madre di Dio, uno fotto l’occhio, e l’altro nel mento, cominciò ad ufcir fangue, che fparfa la fama ne’ luoghi convicini, concorrevano per vedere il miracolo, ottenendo quante grazie chiedevano; recando ftupore, vedere il fangue frefco fcorrere in quella Sagratiffima faccia; ed efsendo ftato cento, e più anni il miracolo, ancor fi vedono i fegni de’ colpi; anzi appianata quella concavità fatta da Lodovico Epifani Gentiluomo, e celebre Pittor di Soleto; s’ha vifta di nuovo ritornare all’effer di prima, colla lividura in ambe due le ferite; e refterà fempre così, permettendolo la Madre di Dio, per eterna memoria del fatto.

Dalle limofine offerte fu fabbricata la Chiefa, che oggi fi vede, e collocata la Santa Imagine nel primo Altare per effer meglio adorata da’ Popoli. Compita la Chiefa pensòla divotiffima Terra chiamare i noftri Frati; per efsere giorno, e notte lodata. Si fe la fupplica a Clemēto ottavo allora Regnante, e l’anno 1601 a’ 29 di Decembre, l’anno decimo del fuo Ponteficato fpedì il Breve, che fiegue:

CLEMENS PAPA OCTAVUS

ad perpetuam rei memoriam.

Quӕ ad Religioʃorum Reformatorum propagationem pertinent, ea libenter concedimus, prout in Domino ʃalubriter conʃpicimus expedire. Cum itaque ʃicut accepimus, dileԐti filii, Univerʃitas, Ԑ homines Terrӕ Soleti Hydruntinӕ Diœceʃis, ʃingulari erga B. Franciʃcum, Ԑ illius Ordinem fratum Reformatorum de Obʃervantia nuncupatorum, devotionis affeԐtu duԐti, unam ejuʃdem Terre Soleti, de Ordinarii loci licentia, ergendam curaverint, ac in illa fratres diԐti Ordinis Minorum Reformatorum S. Franciʃci introduci deʃiderantes Ԑ c. con quelche fiegue, conforme nell’Archivio del Convēnto fi può vedere.

Ricevuto il Breve, procurato l’Affenfo Reggio, ed obligata l’Univerfità dar per Pietanza il prezzo del Dazio, che ogni anno fi efigge dal macello, l’anno 1602 furono introdotti gli Riformati, pigliato il poffefso nella Chiefa, Giardino, e fi diè principio alla fabbrica del Cōvento, Cuftode di governo, il P. Aloifio Galatino.

Il Giardino però non fu offerto da’ Benefattori, ma era beneficcio della Cappella di S. Andrea, fitoata dentro la Terra di Soleto, di cui era Cappellano l’Abbate Silverio Mezzi di S. Pietro in Galatina; e per averfi da’ Frati, s’obligò l’Univerfità pagare ogni anno ducati nove, per prezzo de ducaci 150 di capitale detta Cappella. Più anni sborzò prontamente l’Università il danaro, ma cefsata qualche tempo per urgente bifogno, il fudetto Abbate Silverio fece ricorfo alla Sede Apoftolica efponendo la mancanza dell’obligo fatto, e per ciò domandava li foffe reftitoito il Giardino, e le terze tanti anni non fodisfatte. Fu Delegato di qufta caufa l’Arcivefcovo d’Otranto; e vedendo la Terra, che il Convento molto pativa per la mancanza dell’Horto, fi offerirono alcuni divoti affegnare alla fudetta Cappella di Santo Andrea, tanto ftabile, quanto è il valfente del Campo poffeduto da’ Frati: e fatta la fupplica per la permuta, Paolo Quinto con Bolla particolare diè la licenza, qual fi conferva in Archivio. Con quefto cambio reftò fodiffatto l’Abbate Silverio, lieto il Convento, fin dall’anno 1620, quando fi diè fine alla lite, Procuratore del Convento Gio: Sergio Gentiluomo di detta Terra.

Il Convento fu defignato affai bafso, e piccolo da un Architetto, che da Capuccini pafsò tra noi, come già fi vede, che all’ufanza de loro Conventi è il difegno, benche capace di 15 Frati, che fempre vi ftanno; per lo che fi fece un nuovo Refettorio più alto, e fi fabbricarono alcune Celle, colla Biblioteca piena di vari libri; fatiche tutte, ed induftrie de Paefani: la Chiefa, conforme fu fabbricata dalle limofine de’ divoti, così rimafe: le Capelle fon tutte de Signori principali della Terra colle lor fepolture, pagando la quarta della cera alla Chiefa Madrice, non per convenzione tra noi, e ‘l Clero, efsendo il Convento efente, perche doppo il Concilio di Trento, ma folo per noftra mera liberalità. Vede il Convento la divozion della Terra verfo di noi , che quafi tutti, anche del Clero fi fepelifcono in quefta Chiefa, e ‘l Convento chiude gli occhi, né abbada ad un poco di cera, che pure la darebbero i frati per carità, fe ‘l Capitolo la domādaffe.

Quefto bel tratto di divotione fi prattica in quefta Terra veramēte divota della Madre di Dio, e del noftro Abito, tutti cercandolo nella morte per fepellirfi cō quello, sì per guadagnare la fante Indulgenza, sì anco per efprimere, che quella divozione c’hanno in Vita, l’hanno pure in morte.

L’Autore contemplando l’antico Nome, l’Imprefa, l’Ingegno, e la lingua Greca non mai abbandonata, con cui s’ha fatto ftrada all’acquifto di molte Scienze, così dice metricamente in fua lode:

Urbs antiqua fuit, Sallentia nomine diԐta:

At modò Soletum, Stemmata Solis habens.

Dignè: nam fi Sol illuʃtrat lumine Terras,

Tu argolicè linguæ lumina ʃpargis amans:

Immò aliaram linguarum; hoc dans Græca facultas,

Ut quæ alii neʃciunt, tu benè cunԐta ʃcias.


Leggi prima parte: Soleto e il suo convento nella Cronica di P. Bonaventura (a.D.1724) – Parte 1

Leggi seconda parte: Matteo Tafuri nella Cronica di P. Bonaventura (a.D.1724) – Parte 2


error: Content is protected !!