1949 – Visioni dal Salento in un video inedito d’epoca

Visioni salentine

Su queste coste salentine si estende tutto il litorale sorridente di verde di poesia di pace sia sul versante adriatico che su quello jonico.

Per cui i due mari chiudendo questa penisola in un triangolo le fecero avere il nome di messapia. Nell’interno della penisola un raggruppamento di paesi sorti tra l’VIII e il IX secolo avanti Cristo di denominazione greca forma un centro a sé per lingua e per costumi, dove insieme alla lingua italiana e al volgare salentino si parla anche il dialetto greco. E se non coservano alcuna traccia dell’epoca hanno ricordi e monumenti di epoche meno remote fra i quali Zollino, Carpignano, Sternatia, Martano, Soleto, che ha il suo maggiore monumento nell’ardita guglia che si leva nell’aria per 45 metri. Fu innalzata da Raimondello Orsini del Balzo ed è una perfetta fusione di vari stili: romanico, gotico, rinascimentale. È forse l’unico campanile in Italia così bello e originale nella costruzione ed elegante nello stile paragonato al campanile di Giotto a Firenze e alla torre di Verona. Segue Corigliano, con il suo campanile che ha inciso in greco la data di costruzione che si riferisce al 1465. Ma più che per il campanile questo paese è ricordato per la sua eroica resistenza contro i turchi nel 1480. Le popolazioni vicine atterite dopo lo sbarco dei turchi ad Otranto, si rifugiarono in questo castello e ne uscirono quando visto cadere il comandante nemico aprirono le porte per inseguire gli invasori. D’origine greca è anche la città di Galatina che si vuolle sia stata fondata dalla bella Galatea figlia di re Teseo. La sua chiesa basilicale di santa Caterina d’Alessandria uno dei maggiori monumenti di tutta la regione salentina in stile romanico-gotico fu costruita nel 1391 dal conte di Lecce Raimondello Orsini tornato dall’oriente.

Tracce di ellenismo si trovano anche in Gallipoli la città bella come traduce il nome di origine greca con la sua storica torre Sabea. Ecco la fontana ellenica ritenuta la più antica d’Italia dove con geniale arte sono rappresentati i miti di Dirce, regina di Tebe, condannata a morire in una fonte, di Salacia, divinità marina che personifica il flusso delle acque di Ermafrodito che simboleggia la bellezza dei due sessi.

Il castello con mura angioine e torri aragonesi è ricordato per l’eroismo delle donne di Gallipoli, le quali nel 1484 resistettero per 3 giorni all’assedio della flotta veneziana.

Lungo la costa adriatica del Salento si estendono paesi pescherecci con le loro torri erette a difesa dei corsari. Caratteristica è la torre di San Foca con le sue grotte abitate dagli anacoreti d’oriente sfuggiti alle persecuzioni degli iconoclasti. Roca sull’Adriatico con i ruderi delle mura greco-romane già statio navium dei romani fu distrutta nel 1544 per volontà dell’imperatore Carlo V onde evitare i continui assalti dei corsari.

Sul litorale ionico resta ancora in piedi la torre Chianca di Porto Cesareo. Mentre la torre di Copertino fu recinta in epoca successiva dalle mura del castello costruito nel 1540 che segna il periodo aragonese. Del periodo angioino è la torre di Belloluogo in Lecce nella quale Maria d’Enghien si raccolse in preghiera. Origini antichissime ha la bianca cittadina di Castro con la sua roccaforte contro la quale fecero irruzione i turchi per ben due volte nel ‘500. Santa Cesarea si protende invitante sul mare quasi dimentica del suo passato che la torre saracena le ricorda lontano.

Dall’oriente la penisola salentina è separata dal canale d’Otranto l’antica Hydruntum dei romani. Nei mattini tersi si scorgono sulla opposta riva orientale i monti dell’Albania.

La sua cattedrale che si eleva nel punto pi alto della città è un insigne monumento del periodo romanico costruito nel 1080. Più antica della cattedrale è la chiesetta di san Pietro in stile bizantino con colonne doriche il castello Aragonese edificato nel 1485 con torri alfonsine fatte costruire da Alfonso II d’Aragona 1483 e gli stemmi dei baroni concorsero con la casa d’Aragona a liberare Otranto dai turchi che assediarono la città di sorpresa.

Gli otrantini opposero tenacissima resistenza e dopo 11 giorni di lotta sotto le mura dove cresce come nella leggenda di Ovidio il gelso sanguigno caddero eroicamente in 12.000 i superstiti e furno 800 furono condotti il 14 agosto 1480 sul colle della Minerva e decapitati. Qui, dove la pietà della casa aragonese volle ricordarne il martirio e dove il popolo fece giustizia del carnefice Berlabei conficcandolo al palo. A sera, spente le luci del giorno sull’ultima guglia di Otranto e vivo soltanto il raggio luminoso che da lontano manda il faro di Leuca al di là dei monti Atròcerauni una strana voce ricorda il canto che Simonide levò sul colle D’Antela per i 300 spartani caduti alle Termopoli “Beatissimi voi, / ch’offriste il petto alle nemiche lance / per amor di costei ch’al Sol vi diede; (…) / Come sì lieta, o figli, / l’ora estrema vi parve (…) / Parea ch’a danza e non a morte andasse / ciascun de’ vostri, o a splendido convito (…) / né le spose vi foro o i figli accanto / quando su l’aspro lito / senza baci moriste e senza pianto. (All’Italia di Giacomo Leopardi).

Ma a ricordo del trionfo della cristianità sul paganesimo all’estremo confine della penisola italiana sorge il santuario di santa Maria de finibus terrae

regia di Cesare Barlacchi
Anno di produzione 1949
consulenza artistica : D’Andrea, Renzo
fotografia : Tiezzi, Augusto
organizzazione : Rosati, Florindo
sincronizzazione : Fotovox Roma
distribuzione : Astra Cinematografica
Casa di produzione: Opus Film

 


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